Si tratta di uno degli itinerari più affascinanti del Promontorio, panoramico sul mare e sulla costa: un sentiero ricco di motivi di interesse ma anche un sentiero che richiede PARTICOLARE ATTENZIONE!
Descrizione dell'itinerario:
Il tracciato che prende avvio dal sagrato della chiesa parrocchiale di San Rocco, è agevole e panoramico, permette di intraprendere altri percorsi e si svolge lungo il versante occidentale del Monte di Portofino.
La pianeggiante mulattiera attraversa le località il Poggio e la Mortola, suggestiva con le sue decorazioni “troumpe l’oil” e lungo il percorso la vegetazione spontanea si avvicenda ai coltivi e i conglomerati di Portofino si sostituiscono ai calcari di Monte Antola offrendo una varietà di panorami e di paesaggi particolarmente apprezzabili.
II primo tratto di strada permette di ammirare ampia parte della costa occidentale ligure e il Golfo Paradiso, fino a Genova, delimitato a sud dalla sottile lingua rocciosa di Punta Chiappa. Qui la vita dell’uomo è ancora legata a quella del mare, come dimostrano la tonnara, la mugginara e le barche da pesca ormeggiate vicino alla costa.
Sempre verso sud si può osservare l’aspetto della vegetazione che si incontrerà più avanti lungo il percorso: gli oliveti vicino ai nuclei abitati, la vegetazione mediterranea (con prevalenza della lecceta mista rispetto alla pineta a pino d’Aleppo sui crinali che scendono al mare), il bosco mesofilo a carpino nero e orniello nei valloncini umidi che solcano il versante.
Sotto il sentiero, la costa a falesia precipita in mare la cui trasparenza spesso rivela l’alternarsi sul fondo di zone occupate dai massi precipitati lungo il pendio e di zone sabbiose maculate dalle scure praterie di posidonia.
Oltrepassati i nuclei di Poggio e Mortola, si avanza attraverso i coltivi, in prevalenza oliveti, oggi in gran parte abbandonati, nei quali è possibile apprezzare la fioritura di piante vistose come la spadacciola, l’anemone degli orti e il narciso a tazzetta.
Dopo un ponticello alcuni lavatoi raccolgono l’acqua della sorgente Vegia, che sgorga nella zona dove i due tipi di roccia presenti sul Promontorio vengono a contatto. I versanti sono ripidi e scoscesi articolati in sottili creste e crinali dentellati da squadrati torrioni rocciosi e a causa dell’abbandono dei coltivi si assiste ad un recupero della vegetazione spontanea che si sostituisce agli olivi ormai soffocati da rovi e liane. In breve si giunge al bivio di Fornelli, a quota 230 m. e ci si inoltra in una pineta a pino marittimo piuttosto rada.
Grazie alla grande quantità di luce che filtra dalle chiome dei pini, sul suolo si è potuta sviluppare una fitta macchia mediterranea, che costituisce il sottobosco. Nei valloncini umidi, che via via si incontrano dove il conglomerato presenta profonde fratture e incisioni, essa è sostituita dal bosco mesofilo, per poi dominare nuovamente in tutto il versante meridionale, in particolare nella Cala dell’Oro.
Si giunge presto al Belvedere, chiamato un tempo dai locali Gruppu Marsu, uno sperone di roccia posto sul crinale che scende a Punta Chiappa, dal quale si gode di un’eccellente panorama sul versante occidentale del Promontorio e, trasparenza dell’aria permettendolo, su tutta la Riviera di Ponente, fino a Capo Mele e, sulla catena alpina, alle più alte cime delle Alpi Marittime e Cozie.
Si sorpassa quindi alla località chiamata Batterie per la presenza delle batterie antiaeree (bunker) e dalle annesse strutture costruite durante la Seconda Guerra Mondiale che sono state ultimamente restaurate dalla Regione Liguria e dall'Ente Parco di Portofino.
La vecchia costruzione che durante il periodo bellico era adibita a Corpo di Guardia, è stata ristrutturata ed oggi è diventata il Centro Visite che ospita alcune postazioni multimediali per mezzo delle quali è possibile ripercorrere virtualmente la memoria storica legata a quegli anni di guerra.
Il sentiero scende dolcemente nell’anfiteatro roccioso che da sul tratto di mare compreso tra Punta Chiappa e Punta Budego fino ad arrivare al famoso passo del Bacio. II luogo è estremamente esposto, ma le catene ancorate alla roccia rendono sicuro e affascinante il tragitto.
Il percorso prosegue come proiettato sul mare sottostante, di colore cupo per la profondità del fondale, ma abbagliante per i riflessi nelle giornate di sole in contrasto con la presenza dell’euforbia arborea, un arbusto i cui rami perdendo le foglie in estate, sembrano enormi coralli. Il panorama che si apre superato il passo del Bacio, è incredibile, soprattutto nella mattina delle giornate soleggiate. Lo sguardo spazia oltre la Punta del Buco attraverso la Cala dell’Oro e Punta Carega, dalla forma vagamente a seggiola. Masse grigio-azzurre dei versanti ripidi e scoscesi si immergono in mare, delimitati da sottili creste e crinali, e da squadrati torrioni rocciosi. II balenio di luci e il gioco delle ombre nel tratto di sentiero fino ad un nuovo piccolo passaggio esposto, a quota 136 m, è meraviglioso e ricompensa ampiamente della fatica fatta, e soprattutto da fare, per compiere il percorso che ora si snoda lungo il versante occidentale della Cala dell’Oro seguendone la tormentata morfologia.
Tra le bellezze della zona, oltre al falco pellegrino si può citare la Charaxes jasius, una vistosa farfalla colorata, i cui bruchi si nutrono delle foglie del corbezzolo. Il profumo della macchia e il verde intenso delle sue piante (stagionalmente fiorite in bianco, giallo, oro) è la costante di questa parte di sentiero che degrada lentamente verso mare.
La risalita per il valico della costa del Termine può essere faticosa nella stagione calda, benché si svolga per gran parte in un valloncino umido fittamente boscato. La discesa verso San Fruttuoso avviene in una specie di tunnel vegetale sempreverde costituito da un forteto, tipo di vegetazione intermedia tra macchia e bosco, che si sviluppa dalla macchia quando buona parte degli arbusti sono seccati e scomparsi. Una foresta di leccio molto simile a quella che ricopriva originariamente la Liguria costiera si potrà formare qui tra alcuni decenni, se non si svilupperanno incendi.
Proseguendo si alternano al forteto tratti di vegetazione più bassa, come quella rupestre e la gariga, che consentono di usufruire di avvincenti panoramiche sul borgo, le sue monumentali costruzioni, e l’antistante cala, denominata Seno di San Fruttuoso, chiusa ad oriente da Punta Carega. Un bosco ombroso anticipa l’arrivo sulla banchina dalla quale partono i battelli per Camogli, Portofino e Santa Margherita.
Dopo una attenta visita al borgo, questo è il mezzo consigliato per il ritorno, in quanto dal mare, oltre al fascino della traversata, si può ricostruire l’itinerario appena percorso da un altro e suggestivo punto di vista.