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Nozarego - Portofino

Il percorso, lungo e panoramico, porta ad attraversare i diversi ambienti legati alla campagna degli entroterra di Santa Margherita, Paraggi e Portofino Mare offrendo numerosissimi motivi di interesse naturalistico, storico-architettonico e umano.

Dalla chiesa di Nozarego si sale a sinistra fino al sentiero che offre interessanti panoramiche sul tratto di costa tra Punta Pedale, Punta Cervara (sulla quale spicca l’antica abbazia), sul golfo del Tigullio e oltre. In questo tratto di costa sono stati rinvenuti, molti decenni or sono, alcuni dei vertebrati più interessanti del Monte di Portofino. Si tratta di due rettili: la lucertola ocellata e la lucertola campestre, che si troverebbero qui al limite della loro distribuzione.

Abbandonati i coltivi l’itinerario si immerge in un bosco misto mediterraneo dominato dal leccio e dal pino d’Aleppo, accompagnati da molti degli arbusti della macchia mediterranea. Questa formazione è intercalata nelle piccole vallecole più ombrose da lembi di bosco misto a roverella e carpino nero.

Nel proseguire il cammino verso Gave si nota una brusca variazione di pendenza dei versanti in corrispondenza del passaggio dai calcari di Monte Antola al conglomerato di Portofino. Il sentiero snodatosi lungo il pendio calcareo che, con forme morbide, si distende verso il mare, è ora sovrastato da ripide pareti rocciose.

Si giunge quindi, dopo un tratto eccezionalmente panoramico, alla Cappella di Gave sorta sul displuvio che scende dal Monte Brano (303 m) verso l’insenatura di Paraggi e ne delimita il lato settentrionale.

Dalle Gave, la stradina segnata, che più avanti diventa mulattiera, sale all’ombra di una fitta lecceta sormontata da imponenti pini domestici; sulle rupi conglomeratiche incoltivabili questa formazione ha potuto svilupparsi indisturbata.

Nel sottobosco ai radi arbusti si legano liane: lo stacciabraghe e la robbia selvatica; sul terreno si trovano felci e funghi che spuntano tra lo strato di foglie indecomposte.

II sentiero prosegue poi lungo le pendici meridionali del Monte Brano nella campagna circondata da oliveti, orti e piccoli vigneti per la produzione del vino necessario ai consumi domestici; si trovano attorno, inoltre, qualche piccolo frutteto e alcuni prati a sfalcio, dai quali veniva ricavato un tempo il forraggio e per qualche capo bovino.

Si giunge quindi ad una casa presso la quale si trova una fontana e quello che un tempo era un lavatoio pubblico. Si è nell’incisione del torrente dell’Acqua Morta sviluppatosi, come quello dell’Acqua Viva al quale si unisce poco prima di Paraggi, lungo una grossa frattura disposta in direzione nord-ovest sud-est.

Attraverso un castagneto si risale fino a località Montega, meglio conosciuta come Sant’Anna per la presenza di una cappella ad essa dedicata: da qui si ammira un eccezionale panorama. Dalla scalinata il panorama sulla campagna e a dir poco incantevole: lungo il torrente dell’Acqua Morta, verdeggiante di canne, si vede il vecchio mulino di Mondiano, tuttora discretamente conservato, uno dei pochi della valle a dispetto dei 35 un tempo presenti nella limitrofa valle dell’Acqua Viva.

Si arriva al Mulino del Gassetta, recentemente ristrutturato a cura dell'Ente parco. Oltre al servizio gastronomico, presso il mulino è possibile visitare uno spazio museale e il Punto Informativo dove chiedere informazioni e acquistare pubblicazioni e gadgets del parco.

Mentre l’itinerario prosegue dritto, sulla destra sale il breve sentiero per la località Crocetta, sulla sinistra è possibile scendere a Paraggi. L’ambiente intorno sorprende per l’esuberanza con cui la vegetazione ammanta di verde anche le zone più prossime al mare e si gode della particolare dolcezza con cui i versanti discendono dal vicino Monte Pollone.

L’importanza agricola rivestita da questa zona è confermata dalla presenza di mulini e frantoi, ormai fermi, dove convergevano i prodotti destinati alla trasformazione in olio e farina. Gli antichi mulini, l’ultimo dei quali, il mulino di Piccìn, che cessò l’attività nel 1987, sono quasi tutti abbandonati e, nel migliore dei casi, sono stati sottoposti a ristrutturazioni talvolta poco rispettose.

Prima di riprendere il sentiero si può dare un’occhiata alle spalle del serbatoio dove dei vecchi lavatoi fanno immaginare momenti scomparsi della vita di un tempo, a noi più vicina di quanto non sembri.

L’ultimo tratto di salita abbandona in breve il bosco e sbocca nella zona coltivata del Promontorio dove, il verde argentato degli olivi, contrasta con quello cupo degli alberi da frutta; si è giunti ad Olmi da dove è possibile dirigersi verso tutte le principali località del quadrante sud-orientale del parco.

Il tradizionale intervento dell’uomo risulta ben inserito nell’ambiente naturale: metodi e tipi di coltura (come quella dell’olmo le cui fronde venivano date come foraggio alle bestie) sembrano non avere conosciuto qui il trascorrere dei secoli. L’olivo viene periodicamente potato e ripulito dai parassiti, la vite borda le fasce sostenute dai muri a secco.

Superata l’abitazione sede un tempo della trattoria degli Olmi, che ne conserva ancora l’aspetto di locanda ospitale, si incontra la diramazione per Nozarego e, dopo un breve tratto in discesa tra l’oliveto, si giunge all’incrocio con il sentiero che da San Fruttuoso conduce, unificato al presente, a Portofino Mare.

Il sentiero principale giunge, sempre attraversando splendidi oliveti, a una villa con torretta circondata da case coloniche nota come località Terruzzo. Un campetto da calcio e alcuni campi da bocce anticipano l’edificio che ospitava la vecchia osteria della “Manue” e preannuncia San Sebastiano, un piccolo insediamento di ex case contadine sparso attorno alla sua chiesetta del XV secolo, sul cui sagrato a ciottoli, è raffigurato lo stemma di Portofino.

Il sentiero adesso perde quota lungo il crinale costeggiando i muri di ville e gli ultimi scampoli di campagna, punteggiati da altarini campestri.

Il panorama si sposta dal Seno di Paraggi, chiuso dal Castello, alla cala di Portofino che offre alla vista la penisola di San Giorgio sulla quale spicca castello Brown. Il percorso si fa tortuoso e scende rapidamente verso il borgo marinaro concludendosi presso la sua parrocchiale, proprio all’inizio del sentiero per Paraggi e Gave.